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ARRIGO ARMIERI

L'ALBERO DEI COCOMERI


 
Ascolta la voce di Arrigo

 

L'albero dei cocomeri

letture di Alberto Martini

1
 UN TEMPO A SANTA CATERINA


Le fredde ombre della sera, comignoli non tutti fumanti, un mare rosso di tegole amiche dalle costole riflesse come sete umide allineate pazienti nel sottotetto, in attesa degli ultimi passerotti sul pruno immobile. Gli arrivi, sfuocati nei vetri arabescati dal gelo. Tempo di riposo nei lettoni di ferro neri come le grosse palle, attaccapanni di emergenza, i rossi trapuntati gonfi delle imbottite simulanti più calore e l'attesa "Bould" materna ai piedi colma di acqua calda. Ceduto lentamente il calore amato raggomitolati per essene più vicino e godere delle sue tiepide carezze. Certo sopra l'arellato del soffitto c'erano solo coppi e i pietrinfogli perimetrali irrobustiti da qualche rado pilastro, si stava complessivamente freschini mentre un sonno giovane ci fasciava, mai un raffreddore, il termometro indice del mattino lasciava integra la bianca crosticina ghiacciata nel bicchiere della notte sul tavolino. Come era caldo al mattino l'abbraccio del forte babbo Francesco la sua voce un sorriso più il ripetuto invito di un buon comportamento. Preoccupazioni guida frantumate in cristalli e tenute capite dall'amore quotidiano che ci veniva trasmesso dai commoventi, nobili, poveri, semplici genitori, attenti custodi.
Mattino: scesi a terra era pronta la tazza grande del latte rovente con vicina la ciotola coi dadini di polenta, pronta all'immersione, tanto buona e desiderata. La colazione era compagna di un dichiarato momento rinnovato d'affetto e di colloquio.
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2
UN CONIGLIO L'INTELLIGENZA DELLA VERITÀ
Nel giardinetto antistante la casa. Un costante lavorio in momenti: le conserve, il sapone, le marmellate, i bucati, la conservazione di verdure, vasi, vasetti, bottiglie e tanto lavoro. A letto la baracca degli attrezzi, i chiodi da raddrizzare per i rappezzamenti vari. I nostri animali del momento, dopo una "morda" si erano ridotti alla Piera,  gallinona leggermente suonata, diventata fortunosamente obbligata compagna di Pierone un coniglio straordinario, intelligente ed affettuoso, che la possedeva volteggiante. Pierone sentiva in distanza, nel loggiato, l'arrivo di mio padre, ne distingueva l'andare e correva fulmineo ad incontrarlo. Correva roteante velocissimo fra le sue gambe quasi ferme ormai, per non inciampare in lui e poi immobile aspettava carezze. Con una delle due grosse oche rimaste ingaggiano una finta battaglia, l'afferrano per il collo fortissimo allontanandola sollevata, sbatacchiandola, si riavvicina soffiante con ali tese per spaventare, qualche beccotto seghettato dato, poi la resa con la testa appoggiata, un ansare ritmico vibrato singulto con gli occhi chiusi dal piacere della grattata sul suo forte capo.
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3
NELLA STRADA
I piccioni, in quanto volatili si erano rapidamente "volatilizzati", la trasformazione di un animale domestico come il gatto era diventato "un cunen da cop" (coniglio da tetti) nuova specie destinata all'estinzione e alla scomparsa. Sotto ai portici della povera gente vagava una signora ossuta che giustificava molto, la "fame" e il desiderio inappagato di tutto era tamponato con surrogati dubbi. Tutto ciò che poteva bruciare non aveva tempo di restare in strada, legni, rami sottratti anche dai viali, il carbone razionato concesso parzialmente dai depositi del "gasometro", le ottime laboriose palle di carta macerate e compresse ardevano nella unica "Beki" di terracotta. La città sfollata dalla paura subiva gli illogici "tappeti" indiscriminati "alleati" fabbricando vittime e macerie. Ai fuggiti si stava sostituendo una popolazione di animali da cortile da destini segnati. Le piante da fiori, dove si poteva, venivano sostituite con orticelli. Le patate al forno erano all'aglio e rosmarino mancando oli, erano tanto buone da far credere a una cottura più ricca "ma dai, aiè un po' ed lerd" (c'è un po' di lardo). la fame condiva tutto anche i surrogati farlocchi** di patetica costruzione "par forza ani era eter" (per forza non c'era altro).
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4
IN CITTÀ
Scarponcini chiodati, tacchettati di ferro anche davanti, due paia di pantaloni di velluto a coste grigi (i jeans erano sconosciuti), meravigliosi "buoni", il resto come capitava e il pesante, affidato, marmoreo panino di guerra additivato per fare il peso. Tre etti solo per i ragazzi, due agli operai e "adulti", qualcosa per integrare il sasso molliccio "commestibile" erano le "preoccupazioni" materne, integrate con diverse preparate "aggiunte", divorate.
"La zonta l'era la piò bona".
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5

VIA IN STRADA
Al lavoro
Albeggiava la non illuminazione di guerra e "Pippo", il malefico ricognitore da bombardamento "amico" notturno che ci teneva tesi, se ne andava lasciando la sua personale illuminazione con incendi indiscriminati e altro. Costoloni massicci di "rusco" alle colonne, silenzi e ombre, nemmeno un piccione e sappiamo perché, improvvisamente, e purtroppo capitava, una intimazione secca, urlata, cattiva, armi puntate ...documenti!... "Così presto andate al mercato", il carretto vuoto, la grande sbiancante paura soprattutto per il babbo "i rastrellamenti" quotidiani in atto, un uomo e un "cinno" erano più tollerati anche se in balia di soldatuzzi umorali, improvvisati nel ruolo, anche per oggi "le andè bain" (è andata bene), spavento e rilascio.
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6

LA NON LUCE
 "COPRIFUOCO"

Raramente, e solo per necessità, venivo mandato dai nonni vicini, io solo potevo uscire perché minore relativamente sicuro, con la pila schiacciata ripetutamente, una luce pulsante da lucciolone sperduto scandagliavo il buio voluto a unica difesa apparente con la paura di calpestare o di incontrare qualche immobile vittima della guerra intestina, feroce e spietata. "Domattina non uscite, un uomo è steso fra i sassi, immobile, al centro della strada .... Sono andati in Saragozza a casa per prenderlo .... Sua moglie ha aperto   "Sai è stato come i due ragazzoni in tuta mimetica, in Collegio di Spagna, la scolina era rossa  Come è infame la guerra, l'amore di Pierone coniglio era sempre più lontano. Sferragliare di "croci celesti" rombanti, suonavano sirene gli "alleati" facevano vibrare "le catene" dei bombardamenti a tappeto, al rumore greve delle fortezze volanti era accompagnato da uno spettacolare brillio. Le carte stagnole nel cielo luccicavano luminose confondevano   con immagini la verità.
Soffiato più volte dentro a una cantina rifugio alla ricerca di mia madre, ricoperto di calcinacci in piazza Malpighi, coperto di macerie a Bazzano salvato da un robusto tavolo. La cuc4na invece ritrovata nel Pratello semisepolta rimasta nella corsa all'ultimo momento nella pericolosa discesa della scala crollata. Gli occhiali stampati in fronte e nessun respiro. Dalla gabbia del canarino schiacciata un frullo d'ali, un volo festoso, nell'apparente libertà. Ombre, che desiderio e bisogno di serenità e amore come allora da sempre, non basta mai. La libertà e la vita senza paure ancora ....... Forse un sogno 
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7
TEMPESTA
Qualcosa si avvertiva, stava finendo lentamente. Si allontanava assieme al ricordo dello "srapel" che esplodendo disintegrava le casse di mele sul biroccino a pochi centimetri fortunatamente più in alto, il cono d'urto ci aveva graziato, avanti ancora con il carretto mentre la necessità di presenze festose e di positività si ingigantiva.
Pace quando?
Il babbo rimasto a casa.
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8

SFOLLATI - ANCORA OMBRE
Ricordi dello sfollamento a Bazzano Io strattone e lo scricchiolio dei mobili stupefatti dall'accatastamento piramidale sul carro, la partenza e il babbo rimasto. I sandali poveri con i copertoni di auto a stringhe li faceva il ruscarolo di Bazzano. Le "gomme" della bicicletta, per venirci a trovare, il babbo, le aveva costruite cucite con anelli di guarnizioni di carri armati rottamati, pneumatici di fortuna, introvabili o troppo costosi gli altri, pieni, duri, faticosi, solo funzionanti. Dovevano essere al sicuro, lontano dalle incursioni, ma gli interventi "celesti" facevano comunque tremare la "ca ed cartan" (casa di cartone) battezzata per la sua disinvolta resistenza. Spesso mentre si nuotava nell'ansa del ponte scavata dalla corrente, unico punto profondo, nascosti dalle ramaglie di salici si assisteva al veloce , disperato, infido, miagolante passaggio di finte ambulanze cariche di munizioni. I proiettili dei cannoncini da venti millimetri affondavano profondi nella strada, aerei caccia alla ricerca di supposte condizioni di battaglia.
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9
AUTARCHIA
Ancora penso alla raccolta della lana, alla raccolta dei metalli, alle cancellate segate, le parti ancora evidenti fissate sui cordoli dei muri di recinzione. Penso ad un popolo generoso, ai Bersaglieri con un solo fucile con baionetta pieghevole, le bombe a mano "balilla" rumorose e la divisa di pezza. Non potevo capire la vera ragione di noi scolaretti compresi dai compiti di raccolta disparata stretti sui cassoni dei camion. Non potevo capire del come tanti soldatini venivano mandati in Russia con gli stracci di Prato* che le cancellate asportate servivano a costruire "cingolette" e carri armati di latta, Che i soldati potevano eventualmente morire.
Tanti i "mangiafuoco" burattinai "guidano da sempre"   la gente semplice, i colletti immacolati sventolano   ideali e api con salvadanai, per ritirarli ripetutamente pieni dei nostri sacrifici.
A loro, scuro, Pierone non andava incontro.
I comandi tedeschi ogni giorno si spostavano, dopo poche ore bombardamento. Il casale ospite forzato veniva distrutto. Mitragliavano di tutto anche un cavallone con il carro sul ponte con gli zoccoli anteriori frantumati.  
Sì, qualcosa si stava concludendo.
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I BERSAGLIERI — IL CAFFELLATTE
L'arrivo in un magazzino vicinissimo di bersaglieri "ragazzi" in caserma provvisoria a muro, ospitava al mattino con gavetta alla mano in file i "cinni" vicini. Ottimo caldo profumato caffellatte, vero, dato con il sorriso e col cuore. Sfollati dovevano essere sicuri ma un bel mattino nel viale vicino una fila di "tigre"* nascosti sotto gli alberi, tentavano la risalita per casa. Impressionato dalla massa dei bestioni cingolati, impastati di fango e polvere, mentre osservavo attento e curioso, due braccia mi hanno portato sul ponte del carro. Due soldati mi facevano vedere nelle foto di famiglia i loro bambini ... "anche loro come te" ... e le carezze a me date erano per i loro figli. Qualche biscotto povero, una galletta, un fornelletto con le pastiglie di "meta"** dono straordinario, le lacrime agli occhi, sorrisi di saluto. Siamo di origine polacca mi dicevano calandomi a terra.  
… Sì, la conclusione era nell'aria… 

* Tigre = famoso carro da battaglia tedesco, fortissimo. ** Meta = combustibile solido in zollette.

- L'attacco improvviso -
Comandi secchi, gutturali, si consumava il "distacco", due autoblindate tedesche nel cortile, i Bersaglieri prigionieri, catturati e portati su un campo vicino e noi imbottiti di vecchi vestiti, anche femminili, li lasciavamo ripetutamente cadere nelle scoline dei campi più lontane dalle mitragliatrici; una cambio rapidissimo senza divisa e la fuga forse tollerata ma non di tutti. Goffe, lontane, simulate indifferenze di bersaglieri donne improvvisate.
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RITORNO
No, non eravamo più sicuri .... Torniamo a casa non pronti a subire gli ultimi stupidi bombardamenti. Da cielo, gli "alleati", da terra gli "ex". La disfatta si concludeva drammatica. Comincia l'esodo dei piccoli soldati semplici, i graduati se ne erano andati da tempo, un'odissea di trasferimento con macerati Abbandoni evidenti fra polverose bende sporche, feriti in file diretti a Nord su carretti tirati lentamente da buoi, la spossatezza fisica e l'abbandono morale, la consapevolezza della fine, il sogno
tornare a casa.
L'odore acre della morte su figure abbandonate in lunghissime teorie, io impressionato e triste respiravo la tragicità del momento.
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VIALE RISORGIMENTO
Facoltà di Ingegneria diventata caserma. Mattino albeggiava i "neri" se ne sono andati improvvisamente. Di corsa all'assalto in tanti all'edificio silenzioso assieme allo zio Antonio. Cosa hanno lasciato: sacchi di alimenti sventrati, contenitori distrutti, pavimenti coperti di paste e scatoloni contaminati da escrementi e liquidi organici su farine, poco recuperabile. Un feroce insulto materiale e morale a noi che con tessere annonarie da tanto tempo in lotta con scarne misure e una fame vagante. La volontà vandalica era l'indice normale di fazione, di corsa il tempo per distruggere. Qualcuno dei più giusti pensando di non dover scappare, addormentati nelle brande per sempre, mentre dai petti spuntava il manico di una baionetta. Raccolta di povere cose poi mentre la vita giocava con la morte certa di tempi di vittoria, sedicenti novelli eroi armati erano in attesa per spogliarci di tutto adducendo patriottiche morali necessità di esproprio.
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L'ARRIVO
Mattina Saragozza, da un silenzio spettarle a destra e a sinistra le lunghe file dei rastrellatori polacchi lungo i viali , uomini barbuti lanciavano gomme da masticare, alimento sconosciuto e altro, ma dai piccoli uomini bolognesi provati, maturati da una dignità congenita, il buttato non veniva raccolto.   Poi, un rombo. Il tremore del fondo stradale, i carri armati sventolanti uomini e bandiere, erano loro, per la prima volta visti senza aerei, gli "alleati" attesi per speranze finalmente di pace.
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L'ALLESTIMENTO
- campo militare americano nei Giardini Saragozza -
Canti, urla di gioia, una festa allucinante, un altro mondo di colorate creature. Musiche a volumi assurdi, le baracche splendide di legni pregiati montate a funghi con attrezzi sconosciuti, distributori liberi ad ogni svolta, di tutto. Non erano soldati ma bambini giganti senza fame, irriverenti, involontari per costume, elefanti sui nostri corpi di cristallo, provati, senza capire, sdraiati, ridenti, fra scatolame appena aperto, al momento un assaggio e buttato, il significato sconosciuto di sperpero, aveva per noi limiti di intolleranza, tanta, troppa, sciupata grazia di Dio. Facevano male fisicamente, marchiando le nostre menti confuse, che strani comportamenti di festa per noi diversi, lontani, come assenti. La superficialità diventata costume.
Noi irrorati di bianco e DDT.
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NOI IRRORATI DI BIANCO - STRADA E DDT
Disinfestazione "eroica garibaldina" ... nessuno sapeva (forse) fascine capovolte, appese, lunghe teorie di fasci impregnati bagnati con pompe. Nuvole di mosche, pidocchi e affini in pochi giorni scomparse; i lunghi cerotti vischiosi nelle cucine con insetti appiccicati avevano perso la loro funzione. Noi bambini puliti e non in fila; capelli bianchi, un bianco apparente spariva assieme alle mosche la salute di molti che non avevano il bagno o l'acqua in casa. Anche "loro" i "grandi bambini" poco protetti non sapevano del pericolo latente del DDT velenoso, antiparassitario, dispensato in dosi massicce.
 Il bene, il male sempre abbracciati, vero Pierone, purtroppo ripetuto da sempre e per sempre  Risate le spompate un gioco.
E poi …
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IL SERENO DOPO LA TEMPESTA
È tornato tutto, compreso il colesterolo. I piccioni scagazzoni, i gatti nuovi di zecca. Come erano strani gli americani, giovani ingenui imbottiti di credenze massificate, superficiali. Erano venuti in tanti anche a morire in un paese pensato e creduto diverso; eravamo noi ragazzi bolognesi troppo adulti, costruiti da dure condizioni. Ore ricordi  , montagne di ricordi capiti ancora solo parzialmente vagano indistrutti con sottofondi di malinconie sofferte.
- I buoni, i cattivi? –
Le donne, povere, meno belle, sedute piangenti in strada, tosate e incatramate. I nuovi eroi del momento, ieri ai margini d'ombra più bui, ora novelli balilla con tante diverse bandiere. Si evidenziano e si scontrano tante verità ancora per tanto tempo con lotte intestine feroci sono opportunistiche condizioni insuperate di uomini incerti. Continuano a vagare cercando attestati.
Quante giustificazioni nel nome di Dio e di fedi politiche, troppi opportunismi di comodo scambiati con ideali; il ritorno è conquista di normalità, la storia è partigiana mai esatta, ognuno se ne appropria con verità sofferte o divertite e amare.
Vicino al mio gatto dovrei ancora raccontare tanto, forse del perché il Pierone coniglio e il suo amore sono in Paradiso. Pensiamo ai limoni.
Pensiamo ai limoni
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LA MATTINA DEI LIMONI
Ban mo da bam, (ma davvero) "O ma limoni veri non quelli di plastica svitabili con la polverina di acido citrico". Ritorno necessario, desiderio ritornato possibile, sapori veri "bain ma di cinno obesi inieran brisa" (beh ma dei bambini obesi non c'erano). E il colesterolo cos'è? Erano fortunosamente arrivate le prime scatole di limoni siciliani, assegnarli vendendoli era un'impresa. In piedi alti sul banco del mercato, attorno mani tese con monete nell'altra, il limone atteso faticosamente conquistato. Uno a testa come le pere di Pinocchio, anche gli ultimi contati e scartati agrumi con leggere muffe bianco verdastre fulmina' . Necessità di vitamine, voglia di vero.
Quasi tutto si è "stabilizzato" poi, lentamente, ma il messaggio chiarissimo generalizzato in limoni, parlava di sofferenze complesse da troppo tempo inflitte alla povera gente ora "convinti" della necessaria ricerca dell'albero dei cocomeri.


- Purtroppo così è e sarà sempre -
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DIGNITÀ MORALE
Le radici della povera gente -Ora, ancora per sempre la nostra costruzione ricorda tempi avari. La polvere, il sangue, le macerie, i formaggi fusi, la cicoria, il caffè, il pane adulterato. I risparmi dell'infanzia rubati dalle banche a tempo, ripetutamente.   Bambini ciò che si prende a tavola si consuma. Il pane è sacro, il piatto va pulito  Ombre lontane ricordano significati respirati, non sciupate i doni di fatiche, non si deve, non buttare può sempre servire. Certe formazioni non si cancellano, si rimane condizionati dalle croste faticose di relativa povertà. "Segni" nel corpo e nel cuore, più veri.
Il gatto, il coniglio, la Piera che dorme accoccolata ricordano serenità conquistate.

E atti d'amore.


Il futuro non è solo nostro.
Un vecchio, lucido bambino scultore a Bologna


Arrigo Armieri
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DOCUMENTI
lettura integrale di Arrigo Armieri - registrazione aprile 2018

 

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